martedì, 24 giugno 2008

guardo lontano

In questo componimento, l'autore esprime il disagio dell'uomo moderno di fronte al tutto, in un percorso interiore di presa di coscienza di ciò che è e di ciò che non è, risolvendo il suo dubbio esistenziale in una complessa e dolorosa consapevolezza del Vero.


guardo lontano
e vedo
orizzonti sfumati balenare nel limbo di ciò che era
visioni
attimi
nascosti morbidi in un infinito che si intravede appena

guardo
lontano
e nulla è più come prima;
niente è vero
niente è certezza
in un violento caleidoscopio di ombre
che di lontano si azzuffano nella penombra del mio io

guardo,
lontano,
e vedo contorni che non avran fine,
sbavature di un'immagine che non si può narrare
perché è nuda,
scarna,
alla inquieta e vana speranza del mio occhio mortale

guardo,
lontano,
ma porca puttana,
questi sono gli occhiali di mia nonna

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ammappa!!! Altro che Marjuana, alcol e droga pesante!!! Rimbaud, Verlaine e compagnia bella, invece de fasse dalla mattina alla sera di oppio, potevano usare gli occhiali della nonna!!! Ahahahahah!!! e i Pink Floyd e tutta la tribù de rocchettari folli, Jimi, Jim, Miles... non sapevano che dietro a quel paio di lenti spesse e antiestetiche c'era la verità di una vita, l'ispirazione dell'anima...
Ciao!