sabato, 15 agosto 2009

Che verso fa la giraffa?

Mi suonerebbe difficile vivere senza le outline di Repubblica. Già, quelle notiziole che imperversano in prima pagina, contornate di rosso, con la fotogallery aggiunta - "Fermato un eccentrico. Era Bob Dylan" - sanno sempre di "Cinese scomparso, è giallo", sanno di ferragosto in Vespa ascoltando I'm your man di Cohen, in un certo senso sanno di casa. Ieri (era pomeriggio? non so, c'era ancora il sole, ma qua il tramonto scivola sempre più lontano), ieri - dicevo - a un certo punto è apparsa una di quelle linee rosse belle grandi, quelle tutte in maiuscolo che ti mettono l'ansia perché non puoi cliccarci sopra. Diceva che a Valencia c'era stata tipo un'esplosione, un po' di feriti, diceva che gliel'aveva detto El Pais (o El Paìs? il concetto comunque è quello), ma sono andato a guardare e su quel giornale spagnolo dalle accentate ambigue non c'era nulla. Così, una notiziola rossa da dopo corsa e pre cena, tipo un fortune di cronaca nera.

Finisci anche per ammirarli, perché tirano fuori un'enfasi ormai consueta, quando sopra al commovente "Elefantessa torna a camminare con una zampa artificiale" giganteggia un sapido "LE IMMAGINI", tutto maiuscolo, rosso e maiuscolo. È un pullulare di maiuscole, perché su internet tutte le notizie sono condannate a stare in prima pagina e a galleggiare così, invidiandosi a vicenda, aspettando timorose il prossimo reload della pagina. Qualcuno (di quelli che chiamano il background retroterra, gente che andrebbe privata dei diritti civili) invece di reload dice rinfresco, e infatti quei titoletti te li immagini fra un reload e l'altro che ingollano tramezzini con prosciutto cotto e mostarda, di quella mostarda piccante che innervosisce e appunto ti fa vedere poco di buon occhio le altre fellow outlines che giganteggiano sparse per la prima pagina.

Fortunatamente la vita, o il mondo, o comunque la storia, non funzionano a prime pagine. Funzionano (ed ecco qui la morale di questo post ferragostano dove per la prima volta posso associare il ferragosto più a una sensazione di freddo che ad una di afa opprimente), funzionano - dicevo - come il misterioso mondo delle lavatrici. I più attenti avranno difatti notato come le lavatrici constino perlopiù di un cassetto a triplice entrata, di fronte al quale l'uomo comune - per ignoranza o poca praticità o peggio ancora per inferiorità numerica di fronte ad ignobili barriere linguistiche - si trova sperduto e spaesato. Tre simpatici scompartimenti, simpatici come sanno essere solo tre scompartimenti unticci incrostati di quel sapone in polvere che non si è mai capito se ha più senso che sia in polvere o liquido, tre simpatici scompartimenti - dicevo - di cui uno solo è quello giusto, e però il simboletto cuneiforme che li distingue è ignoto e indecifrabile, e quindi l'uomo comune non sa cosa fare.

In casi come questo (e nella vita, e nel mondo, o comunque nella storia), e qui vado a concludere l'insegnamento di questo post soprattutto didascalico, la soluzione più ragionevole è suddividere la razione di detersivo in tre parti eguali, e come tale distribuirla salomonicamente e magnanimamente in ciascuno dei tre scompartimenti. È l'unico modo per avere i panni puliti quantomeno a metà, per sfuggire all'ansiosa e alienante ricerca di un senso in quegli ideogrammi serigrafati nelle plastiche bianche di quella vaschetta tripartita, è l'unica possibilità o almeno illusione di passare indenni il prossimo rinfresco e sopravvivere comunque, un po' meno maiuscoli ma per questo forse un po' più vivi.


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